Il Radon è un gas nobile, radioattivo e radiogenico, presente nell’ambiente naturale (rocce, sedimenti, suoli, acqua, atmosfera). In natura esistono tre isotopi principali del Radon, il 222Rn (detto semplicemente Radon), il 220Rn (conosciuto anche come Toron) e il Rn (detto Actinon),appartenenti, rispettivamente, alle famiglie radioattive aventi come capostipiti 232Th e 235 219U (Bourdon et al., 2003). Però è il 222Rn (di seguito indicato semplicemente come Radon) l’isotopo caratterizzato dal tempo di dimezzamento più lungo, (3.82 giorni) ed è quindi quello con una maggiore abbondanza e permanenza nell’ambiente.
Le principali sorgenti del Radon all’interno degli edifici sono, nell’ordine: il sottosuolo, i materiali da costruzione e l’acqua utilizzata a fini domestici.
Il substrato geologico e l’assetto strutturale giocano però il ruolo principale nei processi di potenziale apporto del Radon negli edifici.
Gli elementi che più condizionano la concentrazione del Radon nel sottosuolo e il suo trasporto attraverso le fondazioni sono: la natura delle rocce, la loro composizione mineralogica, la concentrazione degli elementi che lo originano (Uranio, Torio e Radio), la porosità, la permeabilità, il contenuto d’acqua, la presenza di fratture faglie e cavità.
Il meccanismo con il quale radon penetra all’interno degli edifici risalendo dal suolo è determinato dalla differenza di pressione tra l’edificio e l’ambiente circostante noto come ”effetto camino”. La pressione all’interno dell’edificio è infatti, a causa della temperatura interna più elevata, generalmente inferiore rispetto a quella esterna. Questa differenza di pressione determina il richiamo di aria e, con essa del radon, che viene esalato dal sottosuolo verso gli ambienti residenziali. Anche i parametri climatici esterni (ad esempio temperatura esterna, la velocità del vento, la copertura nevosa o la saturazione del terreno in caso di pioggia ecc.) hanno una forte influenza sulla risalita di radon dal suolo. E’ per tutte queste ragioni che la presenza del radon in un determinato locale varia fortemente nell’ambito della stessa giornata (tra giorno e notte) e tra stagione e stagione.
Nei primi anni novanta (1989-1997) l’APAT e l’Istituto Superiore di Sanita’ hanno condotto, su richiesta della Organizzazione Mondiale della Sanita’, uno screening nazionale per la conoscenza della esposizione media al radon dei cittadini italiani.
La media annuale nazionale della concentrazione di radon è risultata pari a 70 Bq/m3, superiore a quella mondiale che è stata stimata intorno a 40 Bq/m3.
Nel 4,1 % delle abitazioni si è misurata una concentrazione superiore a 200 Bq/m3, e nello 0.9% una concentrazione superiore a 400 Bq/m3.
I risultati sono mostrati nella figura, dove le regioni sono diversamente evidenziate in funzione del valore medio delle concentrazioni misurate. Si può notare come in Lombardia, così come nel Lazio, siano state riscontrate le più elevate concentrazioni di radon; seguono il Friuli Venezia Giulia e la Campania.
Il gas passa quindi attraverso tutte le microfratture presenti sul pavimento e sulle pareti nonchè attraverso i servizi tecnologici (gas, elettricita’ fognatura etc).