L’estate 2022 rimarrà negli annali per aver portato alla luce una tematica che era rimasta finora del tutto accantonata: la disponibilità di acqua di falda. Complice una grande disponibilità della risorsa, soprattutto nell’Alta Pianura, si è portati a darla come acquisita e infinita, ma non è così.
Uno scarsissimo apporto di precipitazioni che si è protratto fin dall’inverno precedente, con assenza di neve a monte, ha causato evidenti diminuzioni nelle portate di fossi canali e fiumi Veneti. Oltre agli effetti evidenti sulla rete idrografica, ha causato anche un abbassamento delle falde in pianura, soprattutto quelle più superficiali che vengono utilizzate da utenze civili.
Vorrei porre l’attenzione sulle esperienze di ricarica artificiale delle falde freatiche, in quanto è una delle poche azioni che possono essere messe in campo per contrastare il loro impoverimento dovuto al concerto fra sfruttamento umano, scarsa ricarica causata da stagioni particolarmente aride e non ultima la sempre più intensa impermeabilizzazione del territorio.
La ricarica può essere realizzata mediante bacini di dispersione, anche fluviali, pozzi e trincee di drenaggio, oppure essere gestita con pozzi d’iniezione. In ogni caso l’apparente semplicità concettuale del metodo e l’utilizzo di tecniche che simulano i comportamenti “naturali” non mette in salvo da svantaggi molto seri, quali:
è necessaria una conoscenza molto approfondita e su vasta scala del bacino affluente e della struttura idrogeologica dell’acquifero.
questa attività può comportare un difficile mantenimento a lungo termine, a causa dell'elevato grado di intasamento che può verificarsi già entro pochi giorni dall'iniezione. L'intasamento all'interno della falda acquifera diminuisce la portata, ostacolando così la successiva estrazione. Tra i vari tipi di ostruzione, fisica, biologica e chimica, quella biologica o più specificamente, microbica è quella che viene studiata con maggiore interesse.
il rischio di inquinamento diretto delle falde che ricevono i volumi per la ricarica; le acque devono essere monitorate costantemente e trattate prima dell’immissione.
Nel mondo le esperienze sul campo sono iniziate già negli anni ‘60-’70 dapprima nelle regioni più aride e in quelle con problemi di elevata salinità nelle falde. La convenienza anche economica di questi interventi è stata valutata con le esperienze sul campo ed ha portato alla conclusione che sono sostenibili solo su larga scala, con importanti volumi d’acqua.
Nella Regione Veneto possiamo citare il progetto AQUOR iniziato nel 2011 che ha avuto per oggetto la “implementazione di una strategia partecipata di risparmio idrico e ricarica artificiale per il riequilibrio quantitativo della falda dell’alta pianura vicentina” ed era cofinanziato dal programma LIFE+ della Commissione Europea. I partner coinvolti sono stati: Provincia di Vicenza (coordinatore), Acque Vicentine, Alto Vicentino Servizi, Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta, Consorzio di Bonifica Brenta, Centro Idrico Novoledo e Veneto Agricoltura.
Gli interventi realizzati nell’Alto Vicentino sono numerosi e così distribuiti:
Tabella tratta da: “Tecniche dimostrative di ricarica artificiale per il riequilibrio quantitativo della falda dell’Alta Pianura Vicentina - Aquor abbiamo a cuore l’acqua”
a cura di L. Agostinetto, F. Dalla Venezia per Veneto Agricoltura, G. Gusmaroli per Studio Ecoingegno in Collaborazione con Provincia di Vicenza et alii
Come abbiamo visto le sperimentazioni sono tante anche molto vicine a noi, è importante avere consapevolezza che oltre ai comportamenti virtuosi del singolo cittadino vi è un tentativo di visione più ampia anche da parte dell’amministrazione pubblica di un fenomeno che ci coinvolgerà sempre più da vicino.