Il fiume Brenta è uno dei principali fiumi della Pianura Veneta.
Si origina dal Lago di Caldonazzo, attraverso la Valsugana sbocca a Bassano del Grappa da cui inizia il suo lungo percorso sulla Pianura Veneta attraversando le Province di Vicenza, Padova e Venezia fino allo sbocco al mare, a Sud di Chioggia.
L’attività estrattiva di ghiaie e sabbie è stata particolarmente attiva a partire dagli anni ‘50 fino ai primi ‘80, si aggiunga anche la costruzione di diversi sbarramenti e dighe nel tratto a monte per scopi idroelettrici, canalizzazioni, derivazioni irrigue e si capisce bene quanto il Fiume sia stato importante per lo sviluppo delle attività umane che vi si affacciano.
Lo sfruttamento della risorsa fiume ha certamente contribuito allo sviluppo economico di una vasta area della Pianura Veneta. Il bilancio dello sfruttamento di una risorsa naturale è sempre un’operazione molto difficile in quanto troppe sono le implicazioni anche di tipo sociale ed economico, pertanto le mie valutazioni saranno qui di ordine strettamente geomorfologico.
Attraverso la sovrapposizione ed il confronto fra i diversi profili lungo il tratto Bassano-Carturo rilevati negli anni, si sono potuti valutare gli abbassamenti del letto, sempre più incassato nella pianura procedendo da Nord verso Sud.
A supporto si cita una ricerca eseguita dalla sottoscritta in collaborazione con il Consorzio di Bonifica Pedemontano Brenta nell’anno 1997 a supporto della tesi di laurea dal titolo: ”Evoluzione morfologica dell’alveo del Brenta da Bassano a Padova – Analisi comparativa di 12 sezioni trasversali rilevate tra il 1932 ed il 1997”
”Tra il 1932 ed il 1933, il Magistrato alle Acque per le Provincie Venete e di Mantova aveva effettuato una campagna di misure trasversali all’alveo del Brenta, a partire dalla sorgente fino allo sbocco al mare, con frequenza di uno ogni due chilometri circa.
Per 12 di queste sezioni, che interessano un tratto compreso fra ”Case Marchesane” (Bassano del Grappa) e ”Case Biasio” (San Giorgio in Bosco), il Consorzio di Bonifica Pedemontano Brenta ha ripetuto le misure negli anni : 1966-1970-1973-1979; mentre nel 1984 il rilevamento è stato eseguito in collaborazione con i Proff. GB Castiglioni e GB Pellegrini dell’Università di Padova.
Un dato interessante emerso dalla succitata ricerca si ha dal confronto fra le sezioni rilevate successivamente agli anni in cui l’escavazione in alveo venne proibita. Gli equilibri fluviali erano profondamente modificati da asporto di materiale e dalla costruzione di briglie che impedissero il regredire verso monte dell’erosione, anche a seguito della caduta del Ponte di Fontaniva. La portata solida del fiume proveniente dal bacino di monte era quasi inesistente, per effetto della costruzione di dighe e prese.
In queste condizioni, il ripascimento dell’alveo era impossibile, infatti non ci fu un aumento delle quote del letto, bensì una sostanziale redistribuzione e appiattimento della sezione più recente, ormai incassata profondamente entro la pianura.
La trattazione più estesa si può leggere nella pubblicazione a cura del Dott. N. Surian, Prof. G.B. Pellegrini ed Elisa Scomazzon dal titolo “Variazioni morfologiche dell’alveo del fiume Brenta indotte da interventi antropici”, riportata sotto.