E quando manca la rete fognaria?
Impianti di smaltimento acque nere domestiche in aree non servite da fognatura pubblica nella Regione Veneto.
Il problema dello smaltimento delle acque reflue domestiche, in aree non servite da rete pubblica investe diversi aspetti:
- l’aspetto ambientale, perchè si disperde nel sottosuolo dell’acqua che deve aver subito un trattamento di depurazione o abbattimento della carica batterica, che spesso arriva alla prima falda, soprattutto nelle aree di bassa pianura
- l’aspetto funzionale, l’impianto deve essere efficiente, quindi deve essere calato nella realtà geologica e idrogeologica del sito, per allontanare efficacemente le acque
- l’aspetto economico, che non è secondario, va di pari passo con la funzionalità ed anche con le tecnologie più moderne e rispettose dell’ambiente disponibili.
Il Piano di Tutela delle Acque regionale stabilisce che le metodologie di smaltimento sono tre: subirrigazione semplice, subirrigazione con drenaggio e fitodepurazione. Non è altrettanto chiaro chiaro che la scelta tra questi metodi non può essere dettata da consuetudine o preferenze personali, quanto dall’attenta analisi delle condizioni geologiche, idrogeologiche e logistiche del sito. Prova ne è che non in tutti i comuni viene richiesta la Relazione Idrogeologica per la realizzazione dell’impianto di smaltimento.
L’indagine geologica e idrogeologica è necessaria per la scelta dell’impianto, in quanto il geologo definisce la permeabilità dei terreni, cioè la loro capacità di farsi attraversare dai liquidi. Sulla base della stima della permeabilità, dimensiona la lunghezza della subirrigazione; meno sono permeabili, più tempo sarà necessario a far infiltrare le acque depurate e quindi la trincea drenante sarà più lunga. Il giusto dimensionamento si traduce rapidamente in risparmio per i Committenti.
Il geologo definisce la profondità di falda, che in alcune situazioni può essere anche molto prossima alla superficie. La norma prevede che vi sia un franco di almeno un metro fra la base della trincea drenante e la falda, questo per assicurare che non vi sia contatto fra le acque ancora da trattare e la falda.
In sostanza, l’apporto del geologo consiste nel suggerire il sistema di trattamento più efficace e corretto per il caso specifico e nel suo dimensionamento.
Un professionista, per questo segmento così importante, può individuare l’impianto che smaltisca nel miglior modo possibile le acque reflue; si consideri poi che alle tecnologie più classiche si sono aggiunti negli ultimi anni anche impianti di depurazione secondaria molto efficienti, anche per uso domestico. Uno specialista allontana l’eventualità di creare delle “piccole paludi” domestiche o impianti sottodimensionati che vanno in crisi pochi anni dopo la messa in opera.
Al risparmio sul lungo periodo, alla garanzia di funzionamento per la Committenza, alla tranquillità per il Progettista, che sono elementi già sufficienti a compiere questo “salto di qualità”, si aggiunge il rispetto per l’ambiente.
Occorre un nuovo approccio agli scarichi domestici, ed anche una nuova consapevolezza ambientale, che ci faccia abbandonare l’idea che basta relegare il problema sotto terra, perchè, per loro natura, i problemi di scarico si fanno sentire forte e chiaro.